Mutui a tasso fisso o variabile: quali scegliere in base alla propria situazione e all’andamento dei tassi d’interesse.
Mutui a tasso fisso o variabile, quali sono le differenze e quale conviene scegliere? È certamente questa la domanda più frequente fra chi è alla ricerca di un finanziamento vantaggioso, per l’acquisto della prima o della seconda casa. Eppure, per i futuri proprietari di un immobile non è sempre semplice rispondere a questa domanda, poiché vi sono moltissimi fattori da tenere in considerazione: le condizioni attuali del mercato, la propria disponibilità economica, la stabilità del reddito e lo stile di vita.
Proprio per questa ragione, è utile comprendere come funzionino il mutuo a tasso fisso e il mutuo a tasso variabile e, ancora, quale opzione sia maggiormente conveniente a seconda della propria condizione economica.
Mutui a tasso fisso: cosa sono e come funzionano
Così come suggerisce il nome, il mutuo a tasso fisso è una forma di finanziamento dove il tasso d’interesse rimane costante per tutta la durata della stipula. In parole più semplici, chi decide di accendere questa tipologia di mutuo corrisponderà alla banca rate sempre dello stesso valore, per tutta la sua durata.
Il tasso d’interesse per questo tipo di finanziamento viene definito al momento dell’apertura del mutuo, sulla base di alcuni valori di mercato. Il primo è l’indice EURIRS (Euro Interest Rate Swap), ovvero il tasso interbancario europeo definito giornalmente dalla Federazione Bancaria Europea (FBE). A questo se ne aggiunge di norma un secondo, ovvero una percentuale di spread definita dall’istituto di credito a cui ci si rivolge: di conseguenza, il tasso finale sarà la somma dell’EURIRS nel giorno di accensione del mutuo, sommato allo spread della banca. Naturalmente, al tasso d’interesse vanno aggiunte anche eventuali altre componenti – ad esempio le polizze, facoltative e obbligatorie – che possono influenzare il valore finale delle rate.
Non è però tutto: insieme all’istituto di credito, è poi possibile definire in che modo il debito verrà saldato:
- rate costanti: stessa somma a singola rata, per tutta la durata del mutuo;
- rate crescenti: è possibile chiedere di corrispondere rate più basse nei primi anni di stipula del mutuo, per poi aumentarle più ci si avvicina alla sua naturale chiusura;
- rate decrescenti: al contrario, si possono definire rate più alte nei primi anni, per poi ridurne il valore verso la fine della stipula.
Vantaggi e svantaggi dei mutui a tasso fisso
Per molti decenni, complici anche dei tassi a lungo rimasti favorevoli, i mutui a tasso fisso hanno rappresentato la scelta preferita dalle famiglie italiane, poiché ideale per chi necessita di pianificare al meglio le proprie spese. Ma quali sono i vantaggi di questa soluzione?
- Rate costanti: la presenza di rate invariabili, così come già accennato, permette di pianificare al meglio le proprie spese;
- Nessun rincaro: il mutuo a tasso fisso è al riparo dalle variazioni di mercato, anche repentine. Anche qualora i tassi d’interesse dovessero subire un brusco aumento, chi sceglie questa soluzione è al riparo da improvvisi scossoni.
Ovviamente, il mutuo a tasso fisso presenta anche alcuni svantaggi, che dovranno essere valutate in base alla propria condizione economica e reddituale:
tasso d’interesse più alto: la comodità di un valore costante della rata corrisponde a tassi d’interesse più alti rispetto ai mutui a tasso variabile. Questo perché le banche devono ammortizzare preventivamente il loro rientro, non potendo adattare questo finanziamento alla variabilità delle condizioni di mercato.
Mutui a tasso variabile: cosa sono e come funzionano
Negli ultimi anni, i mutui a tasso variabile hanno colto sempre più i favori delle famiglie, diventando addirittura più popolari rispetto a quelli a tasso fisso. Questo perché i tassi d’interesse si sono mantenuti a lungo vantaggiosi, anche se i recenti interventi della BCE hanno determinato un loro importante aumento. Nella pratica, si tratta di finanziamenti caratterizzati da un tasso d’interesse che si modifica a seconda dell’andamento del costo del denaro, in base all’indice a cui il mutuo viene agganciato. Ad esempio, la maggior parte degli istituti di credito si riferisce all’EURIBOR (Euro Inter-Bank Offered Rate), definito sempre giornalmente dalla Federazione Bancaria Europea (FBE). Così come accade per il mutuo a tasso fisso, anche per il variabile il valore della rata è definito dalla somma dall’indice prescelto – appunto, l’EURIBOR – e dallo spread definito dalla banca. A questo, vanno aggiunte altre componenti, come ad esempio le polizze o altri servizi stipulati con l’istituto di credito.
Come facile intuire, in questa tipologia di mutuo il valore della rata muta nel tempo, a seconda della tipologia di indice scelto al momento della stipula. Ad esempio, l’EURIBOR è composto da una quarantina di indici diversi – settimanali, mensili, trimestrali, semestrali e annuali – e ciò definisce ogni quanto il tasso d’interesse può essere aggiornato.
Per rispondere alle esigenze dei consumatori, le banche hanno poi previsto più tipologie di mutuo a tasso variabile:
- tasso variabile con cap: viene definito un tetto massimo alla crescita del tasso d’interesse, per fornire al cliente un riferimento massimo di spesa;
- tasso variabile con rata costante: il valore della rata rimane costante nel tempo, è la durata del mutuo a variare – accorciandosi in presenza di tassi d’interesse vantaggiosi e allungandosi, al contrario – a seconda delle condizioni di mercato.
Vantaggi e svantaggi dei mutui a tasso variabile
Così come per il mutuo a tasso fisso, anche il variabile presenta sia vantaggi che svantaggi, da valutare a seconda delle proprie necessità, della condizione economica e della capacità di stare al passo con le rate concordate con la banca. Tra i vantaggi principali, si trovano:
- Tasso d’interesse più ridotto: di norma, il mutuo a tasso variabile presenta dei tassi d’interesse ridotti rispetto a quello a tasso fisso;
- Convenienza: quando i tassi sono in discesa, si ha di conseguenza un risparmio.
Tra i fattori più svantaggiosi, da valutare con attenzione, vi rientrano:
- Crescita non prevedibile: quando i tassi d’interesse si innalzano, le rate possono crescere anche sensibilmente;
- Spesa non programmabile: a meno di aver scelto soluzioni con cap o similari, la spesa per le rate non è programmabile anticipatamente.
Tasso fisso e tasso variabile: i dubbi più frequenti
Come anticipato in apertura, non è semplice scegliere tra un mutuo a tasso fisso e un mutuo a tasso variabile: molto dipende dalla propria disponibilità economica e, soprattutto, dalla possibilità di saldare le rate nel tempo. È fisiologico, di conseguenza, che sorgano alcuni dubbi su quale finanziamento sia più indicato scegliere: quali sono quelli più comuni?
Che tipo di mutuo conviene fare oggi?
L’aumento dei tassi d’interesse a livello europeo, incominciato nel 2022 e proseguito per gran parte del 2023, ha reso meno vantaggiosi i mutui a tasso variabile, pur influenzando anche quelli a tasso fisso. Di primo acchito, questi ultimi appaiono quindi più convenienti poiché permettono di ammortizzare nel tempo i tassi d’interesse elevati. Tuttavia, è necessario anche fare una riflessione di lungo periodo: poiché i tassi stessi non sono destinati a crescere all’infinito, se si ha una sufficiente disponibilità economica potrebbe essere più conveniente spendere più ora in un variabile, contando poi su un risparmio futuro.
In generale, conviene più un mutuo a tasso fisso o tasso variabile?
In una situazione di tassi d’interesse stabili e bassi, il mutuo a tasso variabile risulta più conveniente: nel corso del tempo, quindi a debito completamente saldato, la spesa complessiva è minore. Al contrario, quando i tassi d’interesse subiscono impennate oppure un trend di crescita di lungo periodo, è più conveniente il mutuo a tasso fisso: ammortizza al meglio il finanziamento nel tempo.
Naturalmente, ogni situazione è a sé stante: ogni valutazione va fatta sulle disponibilità del singolo, la sua tipologia di reddito, la capacità di affrontare spese improvvise e di saldare il debito.
Quando scenderà il mutuo a tasso variabile?
Non è semplice fare previsioni sui mercati e, di conseguenza, sull’andamento dei tassi d’interesse. Al momento l’inflazione europea rimane molto alta e, di recente, la BCE ha provveduto a un ulteriore aumento dei tassi d’interesse. Le previsioni più ottimistiche degli esperti parlano di una possibile normalizzazione nella primavera del 2024: si tratta, tuttavia, di indicazioni temporali da prendere con le dovute cautele.
Cosa fare se il tasso del mutuo variabile aumenta?
Quando la crescita dei tassi d’interesse, e quindi delle rate del mutuo variabile, iniziano a essere difficili da sostenere per le famiglie, esistono alcune possibilità da tentare. Innanzitutto, quella di rivolgersi alla propria banca per una rinegoziazione del mutuo, ad esempio chiedendo di fissare un cap alle rate e di andare a modificare, così, la sua durata in relazione all’andamento dei tassi d’interesse. Ancora, si può pensare di approfittare della surroga del mutuo verso un istituto di credito che offre condizioni più convenienti.